heARTvoice
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Il metodo heARTvoice ha come obiettivo il potenziamento e al contempo la salvaguardia della voce artistica in maniera trasversale. È un metodo avvalorato da diverse collaborazioni con il mondo foniatrico e logopedico. A Febbraio 2018 il suo fondatore, Pachy Scognamiglio, parte per la Spagna diretto al centro foniatrico di Santander di Alfonso Borragan per far ricerca sul protocollo heARTvoice.
Ottiene grandi apprezzamenti dal ricercatore spagnolo e da lì nasce la sua collaborazione e il suo ruolo di relatore scientifico del metodo. HeARTvoice vuole creare una didattica che in tempi rapidi possa far apprendere la tecnica vocale in modo da potersi concentrare maggiormente sul lato artistico, interpretativo e musicale.
Il metodo si basa su modelli di apprendimento che potenziano le peculiarità dell’artista, spesso confuse dal didatta come difetto da eliminare.
HeARTvoice è caratterizzato da un protocollo che cerca di definire quali sono realmente i limiti della voce che non sempre corrispondono ai ‘dogmi’ tramandati da decenni dalla didattica vocale. Il fondatore ama definire heARTvoice un metodo ‘propriocettivo-olistico’, dove confluiscono diverse discipline di cui ne è esperto. Una delle discipline confluenti è lo Yoga, di cui Pachy è insegnante certificato Coni. Il metodo è infatti costituito da un laboratorio definito “Yoga heARTvoice”, rivolto ai professionisti della voce.
Fondatore del metodo heARTvoice
Relatore scientifico
Alfonso Borragán
Medico Foniatra, laureato in Medicina presso l’Università di Cantabria nel 1981, specializzato in Foniatria presso l’Università di Padova nel 1987, dottore in medicina presso l’Università di Cantabria. Esperienza con le patologie della voce dal 1982.
Ha sviluppato il Metodo Propriocettivo Elastico (PROEL.EN), per trattare i problemi di voce e ottimizzare la voce normale e professionale.
Intervista Borragán
Buongiorno Dottor Borragan. Pachy Scognamiglio, in una precedente intervista, ci ha raccontato della ricerca sul metodo heARTvoice presso il suo centro di foniatria a Santander.
Ci ha raccontato uno dei momenti più emozionanti di quei giorni, ovvero quando lei ha affermato: ‘questo metodo è oro!’
Un altro momento importante è stato quando ha accettato di essere il relatore scientifico del Metodo.
Cosa le è piaciuto del metodo heARTvoice?
Quello che mi piace del metodo HeARTvoice è il collegamento tra un’azione che si può imparare in modo semplice e veloce (come un asana di yoga e con molte altre discipline)con la voce.
Spesso si realizzano dei programmi pedagogici in cui si abbina la voce al movimento ma il metodo HeARTvoice lo fa sempre in forma sistematica mantenendo in tutto il lavoro il concetto voce-movimento.
Da Joe Estill che col suo sistema Voicecraft cerca di far capire al cantante o alla persona disfonica di immaginare uno stato come “piangere”, “costringere la gola” per cercare una forma precisa di voce,abbiam visto che questo sistema di immagini mentali sono molto utili e potenti per arrivare all’obiettivo concreto.
Il metodo HeARTvoice ha un sistema di programmazione basato sul movimento che funziona SEMPRE. Con il continuo movimento o posture si raggiunge una qualità timbrica e di colore che la persona cerca.
Per questo penso che l’idea di ricercare scientificamente, convalidando il sistema è una strada molto interessante e intelligente, che nel futuro può sviluppare molte idee circa la fisiologia e l’uso della voce nelle discipline artistiche.
Lei è l’ideatore della famosa mascherina, ormai usata in tutto il mondo.
Come è nata quest’idea?
La mascherina è nata otto/dieci anni fa per risolvere il problema di un paziente che non riusciva ad aprire le pareti laterali della faringe. Abbiamo cercato di risolvere il problema attraverso diversi sistemi cercando di aprire le pareti laterali ma sempre con esito negativo. Quindi abbiamo pensato che, forse, attraverso una mascherina applicata ad una persona mentre canta provoca una chiusura dovuta al risucchio del suono, potesse essere una soluzione.
Abbiamo notato un risultato positivo a livello sonoro e nella sensazione del paziente rispetto alla sua faringe . Quindi abbiamo collegato la mascherina con un sistema di lavoro protocollato per alcuni giorni, per qualche minuto, fino ad ottenere lo stesso risultato senza il supporto della mascherina.
In seguito abbiamo utilizzato il metodo della mascherina in diverse occasioni: per giocare con l’impedenza, per capire la differenza della voce con uno spazio molto ridotto piuttosto di una grande stanza.
Lei è uno dei foniatri più apprezzati d’Europa,docente universitario e ricercatore.
Ha realizzato tutti i suoi sogni nel suo ambito lavorativo ? O Ne ha altri da realizzare?
Io sono da sempre un sognatore ed è per questo che i mei sogni non finiscono mai.
Adesso uno di quei sogni che stiamo mettendo in pratica è far sì che il sistema terapeutico per trattare la voce si diffonda attraverso il metodo PROEL.EN.
Per questo abbiamo un corso on-line con una parte presenziale dove si può studiare questo metodo e l’abbiamo collegato con la ricerca scientifica. Per questo motivo è un corso di post-laurea all’università.
l suo metodo di riabilitazione vocale PROEl adesso si chiama PROEL.EN.
In cosa consiste questo cambiamento?
Quando si parla di PROEL nel canto dobbiamo sempre aggiungere un nuovo concetto, quello dell’ENERGIA.
Non si può cantare senza avere un dispendio e un controllo dell’energia. Infatti, PROEL si è evoluto in PROELEN.
Controllare l’energia è sempre molto complesso. Bisogna saperlo fare in maniera parsimoniosa e bisogna sempre rinnovarla. Questo concetto non è scontato e non è facile da mettere in pratica